(Leggi la prima e la seconda "puntata")
Un esponente di primo piano della Banca centrale europea, il Governatore della Banca centrale dell'Austria Ewald Nowotny, ha aperto all'ipotesi di concedere una licenza bancaria al futuro fondo salva-Stati permanente dell'Unione europea, l'Esm. Si tratta di una misura che potenzierebbe enormemente le capacità di intervento dello stesso fondo (...) di Enrico Marro. All'interno articolo di Alessandro Merli - Il Sole 24 Ore - leggi su Prime aperture
Pure a Francoforte, d’altronde, qualcosa si starebbe muovendo: “Il Consiglio dei governatori della Banca centrale europea sta discutendo misure che fino a pochi mesi fa sarebbero apparse impensabili – ha scritto ieri sul Corriere della Sera Federico Fubini – Come hanno già fatto la Federal reserve americana, la Banca d’Inghilterra o la Banca del Giappone, anche l’Eurotower a questo punto valuta se tentare misure molto poco convenzionali per la sua storia”. Dopo una prima fase di assistenza mirata (in tandem con tutti i governi Ue) per pochi stati dell’Eurozona in difficoltà, superato poi la scorsa estate il tabù dell’acquisto un po’ più diffuso (ma comunque limitato) di titoli di stato di Italia e Spagna per supplire alle indecisioni delle cancellerie Ue, e sperimentata infine a partire da dicembre una forma di finanziamento illimitato a basso costo alle banche private dell’area, ora a Francoforte la discussione si starebbe spingendo addirittura oltre. L’ispirazione viene da oltreoceano, dalla Fed americana, o quantomeno da oltemanica, dalla Bank of England, e infatti l’espressione con la quale i mercati si riferiscono al nuovo bazooka è di origine anglosassone: “Quantitative easing”, ovvero – spiegava ancora una volta Fubini ieri sul Corriere – “facilitazione delle condizioni del credito grazie all’aumento della quantità di moneta”. Si stamperebbero nuovi euro, insomma. Il pensiero strisciante di Draghi
«La Bce non ha tabù, di fronte a un rischio generalizzato di deflazione interverremo», ha dichiarato in questi giorni Draghi in un'intervista a Le Monde. Con la recessione che morde e l'inflazione in calo, il pericolo di un avvitamento dell'economia dell'eurozona, in breve della sindrome giapponese, si prospetta molto concreto. Per evitarlo è venuto il momento di prendere iniziative non convenzionali, come la ripresa di massicci acquisti di titoli di Stato combinata con la creazione di moneta. Cioè di utilizzare tutta la flessibilità consentita dallo statuto per disarmare i mercati seguendo le orme della Fed. E per recuperare la fiducia degli investitori in fuga dall'Europa. di Adriana Cerretelli - Il Sole 24 Ore - leggi su L'ultima ridotta di Francoforte
Ci sono solo due soluzioni: o la Bce stampa moneta e si mette a comprare aggressivamente titoli di Stato dei Paesi a rischio, oppure si disfa al più presto l'euro: con la conseguenza che, data la diffidenza montata in tutta quanta l'Europa e visto il risorgere di pericolosi nazionalismi, sarà difficile non solo tornare a un sistema di cambi flessibili (Sme), ma addirittura a una convivenza com'era ai tempi della sola Unione europea. di Walter Riolfi - Il Sole 24 Ore - leggi su Ultima chiamata
Non piccole aperture, mezze rassicurazioni, piccoli passi incerti nei tempi e negli esiti. E neppure grandi impegni di europeismo a lunga scadenza. La situazione di oggi impone decisioni forti e tempi rapidi. E queste decisioni non possono che essere il via libera della Bce, con il sì in Consiglio anche del rappresentante della Bundesbank, a un intervento che ripristini una situazione dei tassi in Europa tale da permettere l'efficacia della politica monetaria e scongiurare il rischio di deflazione. È il suo statuto a imporlo. Se Francoforte non lo farà, sarà solo per ragioni politiche. Non certo per la tutela della sua indipendenza. E ancora una volta il tempo, e i mercati, non aspetteranno. di Fabrizio Forquet - Il Sole 24 Ore - leggi su Le cose fatte e quelle da fare
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