Nell’ultimo mese e mezzo in Egitto sono successe molte cose: c’è stato un colpo di stato – anche se non tutti sono d’accordo nell’usare questa definizione – che ha deposto il presidente Mohamed Morsi, eletto nel giugno 2012; c’è stato il ritorno al potere dei militari, che erano stati progressivamente estromessi dai Fratelli Musulmani, il movimento politico-religioso che sostiene Morsi; negli ultimi mesi ci sono stati massacri, soprattutto al Cairo, gli ultimi dei quali sono stati compiuti mercoledì 14 e venerdì 16 e in cui è morto un numero imprecisato di persone (le cifre ufficiali sono state riviste più volte al rialzo).
Da un mese e mezzo fuori dall’Egitto si cerca di capire cosa stia succedendo nel paese, chi sta con chi, che ruolo hanno i militari, chi sono e da dove vengono i Fratelli Musulmani. Se si dovesse raccontare il perché delle violenze in Egitto oggi, ci sarebbe da andare indietro almeno due anni e mezzo, alle prime proteste contro l’allora presidente Hosni Mubarak, chiamate da tutto il mondo insieme ad altre nei paesi vicini “primavera araba”. E di tutto quello che è successo, una cosa non è mai cambiata: lo scontro – politico e non – tra Fratelli Musulmani ed esercito. In sintesi, ecco le tappe più importanti degli eventi in Egitto da allora.
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