Sul “domenicale” de “Il sole 24 ore” dell’11 agosto, il geografo Franco Farinelli – che avremo il piacere di ascoltare il 30 settembre a Milano nella cornice del Festival di Cultura ebraica “Jewish and the City”, a proposito della storia degli ebrei come geografia – ha ricordato che il mondo non è un insieme di luoghi, di parti l’un l’altra irriducibili perché ciascuna dotata di valori propri e qualità specifiche, ma è uno spazio che occorre interpretare, avendo come criterio di lettura la piazza, ovvero un luogo pubblico dove tutti sono parti e nessuno è escluso. Il che richiede che si abbia, anche, una diversa accezione di ciò che di solito chiamiamo “generale” o “particolare”, “collettivo” o “individuale”, “specifico” o “condiviso”. In altre parole che si dia un contenuto, meno esclusivo e più articolato (o almeno maggiormente problematico) alla parola identità.
"Una simile pace dovrebbe permettere a tutti gli uomini di navigare senza impedimenti oceani e mari." (Carta Atlantica, 14 agosto 1941)
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