domenica 27 ottobre 2013

Le sfide culturali per l’America dietro il caso Datagate (Centro Einaudi - Formiche)

(...) Il mio timore è che se si deciderà di risolvere il problema posto dalla posizione dominante americana con la trasformazione del mondo globalizzato in un arcipelago di “grandi spazi”, a sparire non sarà solo la possibilità della Nsa di carpire le telefonate di chiunque ovunque nel mondo. A sparire potrebbe essere molto di più, vista la scarsa propensione al pluralismo che caratterizza alcuni dei grandi spazi planetari. Un mondo in cui i confini della rete si fermassero alle frontiere continentali o nazionali non sarebbe più il nostro mondo. Eppure è in questa direzione che si sta andando. Sia la Germania che la Francia si stanno facendo portatrici di iniziative di segmentazione che porterebbero inevitabilmente a un disaccoppiamento della rete trans-oceanica che oggi collega le due sponde dell’Atlantico. I tedeschi lo hanno dichiarato dopo le prime rivelazioni secondo cui gli Stati Uniti spiano sistematicamente le telecomunicazioni interne dell’Unione europea. I francesi non hanno mai fatto mistero di voler difendere a tutti i costi la differenza culturale che caratterizzerebbe la francofonia. Se dovesse capitare davvero forse non si andrà verso il mondo di arcipelaghi immaginato da Schmitt e reinterpretato da filosofi come Cacciari. Ma di sicuro sarà finito il mondo in cui stiamo vivendo ora. Che con tutti i suoi difetti, per noi occidentali non è poi il peggiore dei mondi possibili (Italia a parte, ma per motivi endogeni).
Per questo gli Stati Uniti dovrebbero subito correre ai ripari, proponendo loro una qualche misura di controllo delle proprie capacità di intelligence. È nel loro interesse. E forse anche del nostro. O perlomeno di chi non crede nell’omogeneità dei “grandi spazi” e ritiene che le disomogeneità attraversino tutte le società in ogni punto dello spazio e che queste disomogeneità siano un giacimento di ricchezza culturale. Proprio come la rete inventata dagli americani nella loro folle corsa verso la piena realizzazione del primo emendamento. “Congress shall make no law respecting an establishment of religion, or prohibiting the free exercise thereof; or abridging the freedom of speech, or of the press; or the right of the people peaceably to assemble, and to petition the Government for a redress of grievances.” (“Il Congresso non promulgherà leggi per il riconoscimento ufficiale di una religione, o che ne proibiscano la libera professione, o che limitino la libertà di parola, o di stampa; o il diritto delle persone di riunirsi pacificamente in assemblea, e di fare petizioni al governo per la riparazione dei torti.”)
Il problema è oggi come costringere gli Stati Uniti ad applicare il quarto emendamento al resto del mondo come lo applicano a se stessi. “The right of the people to be secure in their persons, houses, papers, and effects, against unreasonable searches and seizures, shall not be violated, and no Warrants shall issue, but upon probable cause, supported by Oath or affirmation, and particularly describing the place to be searched, and the persons or things to be seized.” (Il diritto dei cittadini ad essere assicurati nelle loro persone, case, carte ed effetti contro perquisizioni e sequestri non ragionevoli, non potrà essere violato, e non potranno essere emessi mandati se non su motivi probabili, sostenuti da giuramenti o solenni affermazioni e con una dettagliata descrizione del luogo da perquisire e delle persone o cose da prendere in custodia.) (...)

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