martedì 29 ottobre 2013

Il Colpo Di Tosse Di Mazowiecky

Con tutta la prudenza con cui prendere le cose legate alla memoria personale... io lo ricordo, quel giorno. Quando un colpo di tosse costrinse Mazowiecky a interrompere il discorso con cui si accingeva a guidare il primo governo post-comunista, nella transizione che si era aperta in Polonia; una transizione pacifica, aiutata anche dalle scelte dell'ambiguo e lucidissimo Jaruzelski (e su come si gestiscono certe transizioni dalla dittatura alla democrazia avremmo molto su cui riflettere...).​ 

Mi ricordo che ci scherzammo su, anche in casa - perdonate il dettaglio minimo e autobiografico - con mia sorella in particolare. Di fronte ai "giganti" della Storia che crollavano, un uomo mite e debole apriva - in modo definitivo - una breccia, e cambiava la storia. Ci sembrò anche simbolicamente importante.
 
Quella figura credo fosse prossoché sconosciuta al "grande pubblico" in occidente, e anche dopo ritornò un po' in ombra (con un intervallo di nuova visibilità e impegno internazionale nei Balcani, durante le guerre civili della ex Jugoslavia).

La Storia non ama i deboli, probabilmente. Ma ogni tanto la "contraria forza" di alcuni individui si fa vedere, si rende percepibile. Magari sembrano piccoli, un po' incapaci, quasi inadatti.
 
Quasi volessero ricordarci: è inutile seguire questa potenza che ci affascina.
Basta un colpo di tosse, e ogni gigante crolla.
 
A Dieu, Mazowiecky
 
Francesco Maria Mariotti
 

(...) L'opposizione polacca, fondata su Solidarnosc, era di gran lunga la più organizzata all'Est anche perché, nonostante le immagini standardizzate ed errate all'Ovest fondate solo su un certo di tipo di cattolicesimo molto tradizionale, essa era in realtà un grande Comitato di Liberazione Nazionale molto eterogeneo ed unito solo dalla volontà di giungere a una democrazia pluralista.
Tra i leaders di Solidarnosc vi era anche Mazowiecky, che dirigeva altresì il Kik, il club dell'intelligentsia cattolica, federato a livello internazionale all'organizzazione internazionale montiniana Pax romana, tuttora esistente http://www.icmica-miic.org/ prosecuzione a livello mondiale delle esperienze della Fuci e del movimento laureati di azione cattolica (oggi Meic), Kik che aveva contribuito a fondare sin dagli anni '50.(...)
Le elezioni del giugno 1989 plebiscitarono l'opposizione in modo non previsto quasi da nessuno: essa ottenne al senato addirittura 99 seggi e sarebbe stata anche in grado di paralizzare l'elezione presidenziale, in cui le due parti quasi si equivalevano. Con lo stesso pragmatismo utilizzato dai socialisti spagnoli la soluzione fu presto trovata secondo lo schema preannunciato già il 2 luglio dall'oppositore Adam Michnik al generale Jaruzelsky e richiamato da François Feito: "A voi la Presidenza, a noi il Primo ministro".
L'opposizione aggiunse a scrutinio segreto i pochi voti mancanti a Jaruzelsky e quest'ultimo nominò il dialogante Mazowiecky. Fu l'inizio della valanga incruenta che segnò la terza ondata democratica all'Est. Mazowiecky ebbe un ruolo chiave solo per pochi mesi (...)
 

E' morto a Varsavia all'età di 86 anni Tadeusz Mazowiecki, uno dei fondatori di Solidarnosc e premier polacco nel primo governo post comunista del blocco sovietico, nel 1989, che aprì la strada al crollo del Muro di Berlino. Mazowiecki, la cui foto con il segno di vittoria divenne una delle immagini simbolo della fine della Guerra fredda, era stato l'architetto della "tavola rotonda" tra le autorità comuniste fedeli all'Urss e l'opposizione che portò alle prime elezioni parzialmente libere del blocco comunista, vinte da Solidarnosc.
"E' stato il miglior premier che la Polonia abbia mai avuto", ha commentato Lech Walesa, il premio Nobel per la Pace 1983 che lo designo' alla guida del governo dopo averci fondato insieme il sindacato-partito nel 1980. Il ministro degli Esteri, Radoslaw Sikorski, lo ha ricordato come "uno dei padri della liberta' e dell'indipendenza in Polonia". Nei 15 mesi in cui fu primo ministro, Mazowiecki guidò il Paese nella transizione verso la democrazia e il mercato libero. Giornalista, filosofo e scrittore, Mazowiecki era nato nel 1927 a Plock, nella Polonia centrale, da una famiglia nobile. Negli anni '50 fu espulso dall'associazione cattolica Pax, controllata dai comunisti, per aver guidato un'opposizione interna al gruppo. Durante lo stalinismo in Polonia, fu accusato di essere un agente americano o una spia del Vaticano. Nel 1952 pubblicò il pamphlet 'I nemici rimangono gli stessi', su una presunta alleanza tra il movimento di resistenza anti comunista polacco e i criminali di guerra nazisti. Nel 1992 era stato nominato inviato speciale dell'Onu nell'ex Jugoslavia, dove ha partecipato attivamente alla battaglia per i diritti umani prima di dimettersi nel 1995 lamentando la mancanza di un intervento internazionale contro le atrocità in Bosnia-Erzegovina. Nel 2005 aveva fondato il Partito democratico polacco e fino al 2010 era stato consigliere del presidente Bronislaw Komorowski.


(...) Nel suo memorabile primo discorso, Mazowiecki evitò ogni accento di vendetta o caccia alle streghe. Parlò invece di disgelo e intesa nazionale, "perché il nemico comune è l'inflazione al 2200 per cento che uccide la Polonia". Ci riuscì presto, con l'appoggio di Jaruzelski e col coraggio di riforme durissime, decise dal superministro delle Finanze, Leszek Balcerowicz. Molti giovani emigrarono per cercare lavoro, ma in pochi anni lo zloty, la valuta nazionale, si agganciò prima al marco tedesco, poi all'euro. L'intesa con Kohl, con Gorbaciov ancora alla guida dell'Urss e poi con Bruxelles funzionò subito, in corsa la Polonia entrò in Ue e Nato. Oggi moltissimi dei giovani emigrati allora sono rientrati con alti incarichi economici. La situazione economica è una delle più robuste d'Europa, con disavanzo e defict in rapporto al prodotto interno lordo (rispettivamente 2,9 e 50 per cento circa) ben minori di quelli francesi o olandesi, l'economia rallenta come ovunque nella Ue ma cresce ancora un po' di più di quella tedesca. E al contrario dell'Ungheria di Orbàn, nessun ex leader della passata dittatura è vittima di processi-vendetta.
Passata la sua stagione di leader, Tadeusz viveva solo, da vedovo, in un miniappartamento vicino alla stazione Raclawicka del metrò: tv in bianco e nero, niente computer. Aveva espressamente rifiutato ogni prebenda o privilegio da ex Grande, ma quando gli chiedevi un'intervista diceva subito sì, in tedesco o francese perfetti. Fino all'ultimo, gli integralisti cattolici nella Chiesa polacca e nella destra politica polacca hanno sparato a zero su di lui come un traditore, accusandolo di "compromessi con i generali criminali". Lo odiavano anche i capi della destra nazionalpopulista guidata oggi da Jaroslaw Kaczynski. Eppure il miracolo della transizione non violenta di un Impero intero, e la stabilità e forza economica della Polonia di oggi, restano il merito storico dell'anziano vedovo cattolico liberal morto poche ore fa in un semplice ospedale pubblico di Varsavia.

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