L'importante articolo di Romano Prodi sulla possibilità di estrarre petrolio, in particolare in giacimenti di mare.
Di fronte alla persistente precarietà energetica a cui ci condannano le crisi internazionali, la proposta di Prodi appare importante, assolutamente da discutere in tempi molto brevi.
FMM
Come i governi precedenti anche l’attuale governo non sa dove trovare i soldi per fare fronte ai suoi molteplici impegni. Eppure una parte modesta ma non trascurabile di questi soldi la può semplicemente trovare scavando - non scherzo - sotto terra. Ci troviamo infatti in una situazione curiosa, per non dire paradossale, che vede il nostro Paese al primo posto per riserve di petrolio in Europa, esclusi i grandi produttori del Mare del Nord (Norvegia e UK). Nel gas ci attestiamo in quarta posizione per riserve e solo in sesta per produzione. Abbiamo quindi risorse non sfruttate, unicamente come conseguenza della decisione di non utilizzarle. In poche parole: vogliamo continuare a farci del male.
Nonostante l’attività di esplorazione delle nuove riserve sia ormai bloccata da un decennio, con un numero di metri perforati inferiori a un decimo di quelli del dopoguerra, l'Italia potrebbe - sulla base dei progetti già individuati - almeno raddoppiare la sua produzione di idrocarburi (petrolio e metano) a circa 22 milioni di tonnellate equivalenti petrolio entro il 2020. Solo con questo significherebbe alleggerire la nostra bilancia dei pagamenti di circa 5 miliardi di euro ed aumentare le entrate fiscali dello Stato di 2,5 miliardi ogni anno. Si attiverebbero inoltre investimenti per oltre 15 miliardi, dando lavoro alle decine di nostre imprese che operano in ogni angolo del mondo ma sono impossibilitate a farlo nel loro Paese.(...)
(...) Ha rotto un Tabù , Professore …
Beh insomma, non mi ero riproposto questo! Semplicemente, quando ho letto le dichiarazioni del Ministro degli Esteri della Croazia ho deciso di documentarmi. La conclusione che ho tratto dalla lettura è che se i dati dei Croati sono veri – e la controparte italiana mi ha confermato che lo sono - siamo davanti a un caso classico, quello di un bicchiere con una sola cannuccia. Meglio averne due di cannucce, non le pare? I dati ci dicono che ci sono altre situazioni in sviluppo nel Mediterraneo su cui si appuntano interessi per la estrazione. Mi sono dunque limitato ad analizzare il perché e a dire che, pur usando tutte le possibile precauzioni, non ci possiamo permettere di lasciare lo sfruttamento della nostra energia in mano altrui.
Nel dire questo lei però mette insieme una triade Prodi- Petrolio- Mediterraneo, cioè l’incrocio fra sinistra e trivellazioni su territorio italiano, che è stato un vero e proprio tabù negli ultimi decenni, una innominabile discussione.
Io dico l’ovvio. Quel giacimento di cui parliamo verrà sfruttato. I Croati sono pronti ad acquisirne i diritti e sono pronti industrialmente all’operazione. Se lo facciamo metà noi e metà gli altri è meglio , no? Ovviamente la sicurezza e la protezione dell’ambiente sono per tutti una priorità, il “principio di precauzione” ha la precedenza su tutto, ma la risposta ai rischi industriali non è il non fare, ma la capacità di governarli. Usando la testa, possiamo raggiungere livelli che ci danno sicurezza. (...)
La strategia. Quello che succede a sud è lo specchio di quello che avviene anche nel Nord dell’Adriatico. Mentre le concessioni italiane rimangono al palo, frenate da complicati iter procedurali e da una cascata di autorizzazioni (comprese quelle della Regione Veneto) per iniziare solo a pensare di installare una piattaforma, la Croazia ha messo il turbo ai suoi progetti di sfruttamento, in modo da anticipare Roma e accaparrarsi i migliori giacimenti nel mare comune.
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