giovedì 8 novembre 2012

L'Europa che non vogliamo


La maggior parte degli ottantamila venuti a protestare contro l’ennesima stangata è arrivata nel primo pomeriggio, ha srotolato gli striscioni e si è unita alle canzoni partigiane cretesi sparate da qualche altoparlante o ha intonato slogan contro il governo. Molti sono al di là della rabbia, sono disperati. Nico Drakotos, 33 anni, non sa come andare avanti. Regge assieme ad altri uno striscione che dice “basta con l’austerità” - ha moglie e un figlio ma non percepisce lo stipendio da settembre. “Mi sono rimasti 15 euro sul conto in banca, come faccio a dare da mangiare a mio figlio?”. Accanto a lui, Caterina Terina, 34 anni e una laurea in ingegneria. Fa parte di quel 25% di greci disoccupati e sta pensando di emigrare in un paese arabo: “Lì c’è tanta richiesta di ingegneri”. È “molto arrabbiata con il governo” ma una delle cose che la preoccupano di più è il successo crescente dei neonazisti di Alba dorata. Lei abita vicino a Agios Pandaleimonas, il quartiere dove il partito di Michaliolakos ha un grande seguito. “I miei vicini di casa - racconta - pensano che siano innocui, anzi, che facciano del bene al popolo. È questo il pericolo: che crescano i movimenti antidemocratici. Sta già succedendo.” 


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