sabato 24 novembre 2012

Un'ipotesi di "intervento" in Siria (da ilFoglio)

La Nato può imporre una “no fly zone” contro gli aerei e gli elicotteri del presidente siriano Bashar el Assad grazie all’impiego creativo delle batterie di missili Patriot che saranno schierate lungo il confine tra Siria e Turchia. L’ipotesi è ancora prematura, ma potrebbe essere il primo intervento diretto e internazionale contro il governo di Damasco, dopo venti mesi di guerra civile e oltre 40 mila morti.
Come funziona? I missili Patriot sono un’arma prettamente difensiva e lavorano più o meno come il tanto celebrato Iron Dome che in questi giorni ha bloccato la gragnuola di ordigni lanciati contro Israele: un radar vede il missile in volo e guida un contromissile – il Patriot – a intercettare il primo mentre è ancora in aria. Il risultato è uno scoppio in cielo, uno sbuffo di fumo e niente più – in teoria, perché in realtà il sistema Patriot è molto meno preciso di Iron Dome. L’idea è di usarli invece come arma offensiva: guidati dagli aerei spia americani, come gli E-3 Awacs, gli Rc-135 Rivet Joint e gli E-8 Jstars, “occhi e orecchie in volo”, i Patriot possono intercettare gli aerei e gli elicotteri di Assad fino a una profondità di 80 chilometri dentro la Siria. Questa fascia protetta corrisponde più o meno al territorio che è già in mano ai ribelli siriani (...)

 L’imposizione di una vera “no fly zone” sulla Siria assomiglia a un incubo per i paesi occidentali, che infatti fino a oggi si sono guardati bene dal ripetere contro Damasco un intervento a protezione dei civili e dei ribelli sul modello di quello già sperimentato con successo in Libia. La “no fly zone” equivale a un atto di guerra, perché prevede come primo passo la neutralizzazione dei sistemi difensivi del nemico, e quindi il bombardamento preparatorio dei radar, delle piste e della contraerea nemica, e in seguito la possibilità di duelli aerei (soggetto possibile per l’incubo: un pilota abbattuto e catturato, e poi mostrato dalla tv di stato siriana). Inoltre l’intervento diretto minaccia di provocare una reazione a catena con i paesi che sostengono Assad, come l’Iran e la Russia. L’espediente Patriot invece è meno invasivo: le batterie rimangono al di qua del confine e tutta l’operazione potrebbe scattare in risposta a una scaramuccia di routine come spesso accade sulla frontiera, attraversata quasi ogni giorno da colpi di mortaio e di artiglieria in entrambe le direzioni. La Turchia potrebbe invocare l’articolo 5 del Trattato atlantico, che impone ai paesi Nato di intervenire a difesa di un membro. (...)

Ecco come sarà l’azione diretta della Nato contro i bombardieri di Assad (ilFoglio.it)

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